ADESSO BASTA! È ORA DI AGIRE!!

A DIFESA DELLE NUOVE GENERAZIONI

A TUTELA DELLA SOCIETÁ

Alla Presidenza della Repubblica
Alla Presidenza del Consiglio
Al Ministero dell’Interno
Al Ministero per la Famiglia e le Disabilità
All’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

 

L’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici (O.N.A.P.) è un’Associazione di Promozione Sociale (n. 520 Registro Regionale della Toscana) che ha l’obiettivo di promuovere la salute psico-sociale della Persona, sia come singolo che nelle sue formazioni sociali, reali o virtuali, nelle quali si struttura la sua soggettività.

Tra le attività di O.N.A.P. si annoverano:

  • il monitoraggio di tutte le forme di disagio, devianza, aggressività e abuso;
  • la tutela della Persona contro ogni forma di sfruttamento, violenza e abuso a salvaguardia del suo pieno sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale;
  • la promozione di una informazione/formazione volta a potenziare la competenza personale/sociale di concetti e strutture socio-antropologiche quali giustizia, diritti e doveri, idonei per una partecipazione attiva e costruttiva alla vita sociale e lavorativa;
  • la realizzazione di una Rete di sostegno e tutela per le vittime di abuso, in sinergia con le Forze dell’Ordine e le Autorità Istituzionali, sia regionali che nazionali.

O.N.A.P. pertanto si rivolge alle massime autorità ed istituzioni dello Stato Italiano al fine di promuovere questa Petizione volta ad ottenere delle urgenti misure legislative e amministrative in tutela delle giovani generazioni rispetto ad alcune derive comportamentali deviate e abusanti, presenti principalmente sul Web, ma non solo.

Premesso che

  • Nel nostro ordinamento sono già penalmente punite le fattispecie di: Istigazione alla pedofilia (ex art. 414 bis cp); Induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di minori (art. 600 bis cp); Produzione, commercio, distribuzione, divulgazione e cessione di materiale pornografico coinvolgente minori (art. 600 ter cp); Detenzione di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori (art. 600 quater cp); Pornografia virtuale (art. 600 quater1 cp); Atti sessuali con minorenne (art. 609 quater cp); Corruzione di minorenne (art. 609 quinquies cp); Adescamento online (art. 609 undecies cp); Istigazione al suicidio e autolesionismo (ex art. 580 cp); Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (art. 600); Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope ( 73 del DPR n 309/1990).
  • Nella nostra Carta Costituzionale si prevedono: i diritti inviolabili dell’Uomo (art. 2); il principio di uguaglianza (art. 3); il dovere e responsabilità di ogni cittadino di concorrere al progresso materiale e spirituale della società (art. 4 co II); la libertà di religione purché non in contrasto con l’ordinamento giuridico italiano (art. 8); il principio di tutela della promozione della cultura (art. 9); il principio di conformità al diritto internazionale e sovranazionale (art. 10); l’inviolabilità della libertà personale e il divieto di ogni forma di violenza fisica e morale sulle persone (art. 13); l’inviolabilità della libertà e segretezza di ogni forma di comunicazione (art. 15); la libertà di associazione, eccetto in presenza di comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica (art. 17); libertà di associarsi, per fini non vietati ai singoli dalla legge penale (art. 18); libertà di religione, purché non contraria al buon costume (art. 19); la libertà di pensiero e il divieto di pubblicazioni, spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume (art. 21); il principio di personalità della pena (art. 27); dovere e diritto dei genitori di istruire ed educare i figli, legittimi e naturali (art. 30); la tutela dell’infanzia e della gioventù (art. 31); la tutela del diritto fondamentale della salute, inteso anche come diritto ad un ambiente salubre (art. 32).
  • Nell’ordinamento sovranazionale vigono le seguenti Dichiarazioni: la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo (1948); la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti del fanciullo (1959); la Dichiarazione finale della Conferenza mondiale di Stoccolma (1996); Protocollo Opzionale sulla vendita di bambini, la prostituzione minorile e la pornografia rappresentante minori (2002); la Direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile (2011); la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei minori dallo sfruttamento e abusi sessuali (2007); il Rapporto mondiale sulla violenza e la salute (World report on violence and health) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2002).

Considerato che

Anche dai monitoraggi effettuati e delle richieste di aiuto pervenute ad O.N.A.P. si conferma un trend in crescita dei seguenti fenomeni:

Istigazione alla pedofilia; istigazione e sfruttamento della prostituzione minorile; diffusione, detenzione e cessione di materiale pedopornografico; pedofilia culturale

Secondo il Rapporto sulla salute mondiale dell’OMS (2013) solo in Europa, quasi 18 milioni di bambini sono risultati essere vittime di abuso sessuale. L’Annual Report dell’Internert Watch Foundation (2017) sostiene inoltre che siano stati identificati 78.589 URLs contenenti immagini di abuso sessuale su minori. Oltre la metà delle vittime, il 55%, ha meno di 10 anni. Nel 40% dei casi l’abusante è conosciuto online (https://www.iwf.org.uk/report/2017-annual-report).

In base al Rapporto UNICEF del 2016, vi sarebbero ben 57.335 URL (indirizzi web) contenenti materiale pedo-pornografico. Di questi, il 60% ospitato su server situati in Europa e il 37% in Nord America. Il 53% dei bambini abusati e sfruttati per produrre questi contenuti hanno 10 anni o meno. Il numero di immagini di bambini dagli 11 ai 15 anni è in aumento: dal 30% nel 2015 al 45% nel 2016 (Rapporto UNICEF, La condizione dell’infanzia nel mondo. Figli dell’era digitale, 2017).

Secondo i dati della Polizia Postale (Report Attività Polizia di Stato, Dipartimento Polizia Postale e Telecomunicazioni, 2017), solo per la pedo-pornografia online, nel corso del 2017, sono stati eseguiti 43 arresti e denunciate 532 persone. Si segnalano in crescita anche alcuni casi di video pedopornografici collegati alla condotta deviante del cd live child abuse.

Anche gli ultimi dati in possesso di O.N.A.P. (Giovani e Web 2.0: indagine qualitativa, in Profiling–I profili dell’abuso, 2018) confermano, come comportamento prodromico alla diffusione di materiale pedopornografico ed in consolidamento tra adolescenti (12-16 anni) e preadolescenti (9-12 anni), la pratica del sexting, percepita dai minori come un comportamento non a rischio, ma per lo più comune, accettato se non in certi casi auspicabile, per agevolare la relazione e l’accettazione tra pari.

Sempre secondo la Polizia Postale, nell’ambito dei reati contro la persona perpetrati sul web, il ricatto online come anche le estorsioni a sfondo sessuale (es. sextortion) sono fenomeni in continua crescita e strettamente collegati al sexting: 940 i casi trattati nel 2018. Dal mese di gennaio al mese di dicembre 2018 sono state denunciate 955 persone e 8 persone sono state arrestate per aver commesso estorsioni a sfondo sessuale, stalking, molestie sui social network, minacce e trattamento illecito di dati personali. L’aumento del numero degli adolescenti presenti sul web ha determinato una crescita esponenziale del numero di minorenni vittime di reati contro la persona: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 202 casi trattati nel 2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni. Si registra pertanto una continua evoluzione nella tipologia delle fattispecie, soprattutto con una presenza sempre più significativa di minori coinvolti. Inoltre i dati emersi sono da considerarsi parziali in quanto non tutte le situazioni vengono segnalate o denunciate alle Forze dell’Ordine.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel Rapporto 2002 (OMS) “Violenza e salute” definisce abuso o maltrattamento infantile anche il trattamento negligente o commerciale che si configura come danno potenziale o attuale della salute del bambino, della sua sopravvivenza, del suo sviluppo e della sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere. Nonostante questo sono centinaia le aziende che usano i minori per pubblicizzare i loro prodotti attraverso i media, per esempio i cartelloni pubblicitari tappezzano le città, con bambini/e ammiccanti con pose seducenti e/o parti del corpo seminascoste da maliziosi vedononvedo. Le Tweens o Tweenager, sono bambine che hanno dai sei e i dodici anni, ma sembra che l’età continui a scendere sempre più, tanto che è stato coniato l’acronimo KGOY (Kids Growing Older Younger) per meglio definire i bambini dei nostri giorni: un’infanzia tradita, negata, accelerata.

Importante capire che non sono solo “semplici” immagini, ma identificazioni e idealizzazioni del Sé destinate ad orientare e formare le nuove generazioni, spingendole sempre più verso una precocità e promiscuità sessuale che non tiene conto dell’effettiva maturazione e, quindi, della competenza intellettiva, emotiva ed affettiva propria del bambino. Mancanza di rispetto di tempi e modi da parte di adulti che sembrano trovarsi al centro di un processo sociale schizofrenico: da un lato viene riconosciuto il diritto di protezione del bambino come mai è successo in passato, dall’altro, lo stesso bambino, viene sottoposto a processi di adultizzazione e sfruttamento del corpo, che violano il suo diritto insopprimibile ad essere bambino e di crescere secondo tappe e tempi fisiologici conformi alla sua età. Tanto che già nel 2006, Emma Rush e Andrea La Nauze, due ricercatori dell’Australian Institute, hanno coniato il termine Corporate Paedophilia per descrivere i tempi odierni. Mentre Anna Oliverio Ferraris in accordo, con i ricercatori di cui sopra, parla di questo fenomeno come Sindrome di Lolita.

A sottolineare quanto la Pedofilia Culturale, con la conseguente erotizzazione del corpo dei bambini, stia diventando “costume” è il Report of the Apa task force on the sexualization of the girls (APA, 2007). Da esso, difatti, emerge che l’adultizzazione e la sessualizzazione del corpo dei bambini non contribuiscono più soltanto i media, ma anche molti genitori e insegnanti. Sempre più frequenti sono gli annunci su quotidiani o periodici che recitano: «Cercasi adolescenti sguardo tenero, sorriso allusivo, corpo sensuale, per campagna pubblicitaria […]».

L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), all’articolo 11 del suo Codice di autoregolamentazione indirizzato ai “bambini e adolescenti”, si chiude in questo modo: «L’impiego di bambini e adolescenti nella comunicazione deve evitare ogni abuso dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani. Sono vietate rappresentazioni di comportamenti o di atteggiamenti improntati alla sessualizzazione dei bambini, o dei soggetti che appaiano tali».

Adescamento online

Sempre i dati della Polizia Postale ci confermano un significativo nesso tra sfruttamento della prostituzione minorile e adescamento, soprattutto online: gli organi di Polizia hanno realizzato solo nel 2016, l’arresto di 5 persone e la denuncia in stato di libertà di altre 17. A questo si aggiungono 19 denunce ricevute da minorenni che sono rimasti vittime di ‘adescamento on-line’ su chat o social network (Report Attività Polizia Postale e Telecomunicazioni, 2016). Rispetto all’Adescamento online, sempre la Polizia Postale ci conferma difatti come il fenomeno sia presente e in crescita: le indagini relative al child grooming online hanno portato nel corso del 2017 all’arresto di 3 persone e alla denuncia di 136 indagati (Report Attività Polizia di Stato, 2017). Quasi un adolescente su tre dà il numero di cellulare a persone conosciute online (Save the Children, 2011), dato confermato altresì dai riscontri O.N.A.P. nell’ambito del monitoraggio effettuato tra il 2016 ed il 2018 su un target di età compreso tra i 11 ed i 19 anni di studenti è emerso chiaramente come il 35% degli intervistati abbia chattato raramente con sconosciuti, mentre il 18% lo faccia più volte (in Giovani e Web 2.0: indagine qualitativa, Profiling–I profili dell’abuso, @buse, Anno 9, 4, 2018). Considerevole pertanto il rischio, per questi utenti, di poter incorrere non tanto e solo in furto di dati, personali o sensibili, quanto soprattutto nell’adescamento o nella rete della pedofilia.

Istigazione e aiuto all’autolesionismo e al suicidio

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2014) il suicidio rappresenta la terza causa di morte – dopo incidenti stradali e Aids – trai giovani, in particolare tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni. In crescita gli episodi di istigazione all’autolesionismo e al suicidio, strutturati anche in modalità di sfida o di gioco. In particolare, dal 2017, il Centro Nazionale del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha avviato un’attività di monitoraggio della rete finalizzata a contrastare il fenomeno noto come “Blue Whale”, attività rivolta a individuare le vittime e i “curatori” e che ha fatto registrare circa 700 segnalazioni, delle quali 270 confluite in comunicazioni di notizie di reato alle Procure (Report Attività Polizia di Stato, 2017). L’istigazione al suicidio è molto diffusa online, ed in progressiva sia espansione che evoluzione: tanti i luoghi del cyber spazio (siti, blog, etc.) che giustificano il suicidio e scoraggiano l’uso di risorse supportive per chi soffre di problematiche psicopatologiche (ad es. proibendo l’ingresso nei forum di discussione a chi, ad esempio, cerca di fornire un aiuto o dare dei consigli utili per allontanare l’idea suicidaria). Secondo Generazioniconnese, progetto del MIUR, solo tra aprile e dicembre 2015 l’8% dei casi accolti dal Centro Nazionale di Ascolto di Telefono Azzurro, riguarda segnalazioni per siti che incitano alla violenza contro se stessi. Il 25% dei 600 ragazzi intervistati da Telefono Azzurro e Doxakids (febbraio 2016) dichiara che uno dei rischi maggiori che si possono incontrare navigando online sia la possibilità di visitare siti che esaltano il suicidio (dato che aumenta al 28% per i giovani 14-15enni).

Nei siti e/o blog, ma sempre più spesso anche live chat come WhatsApp e Instagram, circolano informazioni che inneggiano non solo al suicidio o all’autolesionismo, ma anche all’anoressia e alla bulimia comportamenti alimentari che, secondo i dati Sdo (Scheda di Dimissione Ospedaliera), nel 2018 hanno determinato in Italia 3.370 decessi, dato in crescita rispetto agli anni precedenti. Già nel 2010 l’American Journal of Public Health, a in seguito di un’analisi sui web “pro” disturbi alimentari condotta dalla John Hopkins Bloomberg School of Public Health, affermava come il 91% dei siti pro ana e pro mia siano consultabili da chiunque, tra questi il 79% prevede programmi interattivi, l’84% offre contenuti pro anoressia, il 64% pro bulimia (Study Examines Pro-Anorexia and Pro-Bulimia Websites,). Online oggi si trovano oltre 300.000 siti pro-Ana e pro-Mia, che danno consigli pratici su come perdere peso ricorrendo a pratiche di restrizione alimentare prolungata e ossessiva (Premessa al Ddl Marzano, n.438/2017; Ricerca sui disturbi alimentari e internet, Dipartimento di neuroscienze dell’Università di Torino, in Eating and Weight Disorders, giugno 2006). «La caratteristica di questi siti o gruppi è quella di costituirsi come delle sette, sorta di movimenti underground dove si lancia un appello a dimagrire ad oltranza, come in una sorta di forma di protesta ed opposizione al mondo degli adulti», (Ministero della Salute, Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: raccomandazione per i familiari, Appendice, I pericoli del web, Roma, marzo 2018).

Diffusione di giochi con contenuti violenti e diseducativi

Da segnalare la graduale diffusione di giochi da tavolo ed online che, se pur formalmente indirizzati ad un pubblico adulto, potrebbero essere acquistati ed utilizzati anche da giovani e giovanissimi, rappresentando un potenziale rischio di esposizione a condotte lesive e/o autolesive in quanto attinenti (solo a titolo esemplificativo e non esaustivo), a tematiche quali: il suicidio; l’abuso di alcool; l’istigazione e lo sfruttamento della prostituzione; lo stupro; pratiche magiche-occulte (es. Voodoo o Tavola Ouija).

Che quanto sopra esposto sia argomento di seria considerazione, è sottolineato anche da Agenzie non istituzionali, come per esempio IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria che, dal marzo 2019, ha aggiornato il suo Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale (65ª edizione) con l’art. 12 bis-Sicurezza: «La comunicazione commerciale relativa a prodotti suscettibili di presentare pericoli, in particolare per la salute, la sicurezza e l’ambiente, specie quando detti pericoli non sono facilmente riconoscibili, deve indicarli con chiarezza. Comunque la comunicazione commerciale non deve contenere descrizioni o rappresentazioni tali da indurre i destinatari a trascurare le normali regole di prudenza o a diminuire il senso di vigilanza e di responsabilità verso i pericoli, tra cui immagini del corpo ispirate a modelli estetici chiaramente associabili a disturbi del comportamento alimentare nocivi per la salute».

Commercio e distribuzione online di sostanze stupefacenti e Nuove Sostanze Psicoattive

Secondo la Relazione europea sulla droga 2018 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) l’Italia è il terzo paese dell’Unione Europea per uso di cannabis e il quarto per uso di cocaina. Infatti, la Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia presentata al Parlamento italiano il 18 settembre 2018 dichiara che circa 4 milioni di italiani hanno utilizzato almeno una sostanza stupefacente illegale e, di questi, mezzo milione ne fa un uso frequente. Le attività economiche connesse al mercato delle sostanze psicoattive illegali rappresentano circa il 75% di tutte le attività illegali e pesano per circa lo 0,9% sul PIL. Il consumo di tali sostanze è stimato valere 14,4 miliardi di euro, in aumento di oltre un punto percentuale rispetto all’anno precedente. Le segnalazioni pervenute al Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) nel 2017 sono state 144, riguardanti un totale di 95 nuove sostanze psicoattive. Oltre il 60% delle sostanze intercettate appartiene alle tre categorie di cannabinoidi sintetici, catinoni sintetici e oppioidi sintetici. Da evidenziare come le stime condotte nel 2017 confermano un sensibile cambiamento nella composizione dei modelli di consumo delle sostanze psicoattive, a favore di un aumento di quelli più pericolosi.

Il numero di nuove sostanze psicoattive (NSP) acquistabile in internet e le informazioni relative alla loro modalità di assunzione a scopi ricreazionali e spirituali, stanno aumentando costantemente. Nomi come “legal highs”, “herbal highs” e “etno-drugs”, inducono i consumatori a credere che questi prodotti siano sicuri e naturali, sottostimandone o volutamente trascurandone le loro potenzialità farmaco-tossicologiche.

Oltre alla comparsa di vere e proprie nuove molecole, si assiste al cosiddetto “drug design”, ossia la sostituzione di uno o più gruppi funzionali su strutture chimiche di molecole già presenti in commercio da tempo. Infatti, la ricerca farmacologica ha garantito un maggior numero di principi attivi disponibili, mentre la rete internet ha garantito la loro maggiore accessibilità e diffusione tra i potenziali consumatori (Relazione Annuale al Parlamento 2013).

Il risultato è che queste ultime, spesso non rientrano nella Tabella I del D.P.R. 309/90 sebbene gli ultimi aggiornamenti ministeriali abbiano incluso anche i “congeneri e derivati” delle sostanze già incluse. Inoltre, la reperibilità di tali sostanze avviene frequentemente tramite il mondo del web (attraverso l’e-commerce) o attraverso l’acquisto diretto da piccoli spacciatori che effettuano una preparazione “domestica” e artigianale, con tutti i rischi che ne derivano per la salute dei consumatori, sia per l’incertezza del dosaggio sia per la possibile presenza di residui di sintesi potenzialmente tossici (Smart Drugs, 2011).

All’interno di questo panorama così vario e complesso si inseriscono le “Smart Drugs” di origine vegetale, attualmente note come “Nuove Sostanze Psicoattive” (NSP).

Negli ultimi decenni, inoltre, si è assistito ad un notevole incremento di reati, e di alcuni in particolare, agevolati dall’utilizzo di sostanze psicoattive, tanto da denominare un genere criminoso specifico, le cosedette Drug-Facilitated Crimes, (DFCs; Shbair & Lhermitte, 2010; Shbair et al., 2010a e 2010b). I principali atti illeciti e criminali che vengono perpetrati con l’ausilio di sostanze farmacologicamente attive sono costituiti da furti, sequestri, aggressioni a scopo di violenza sessuale (Drug-Facilitated Sexual Assault; DFSA) sia di tipo occasionale che rituale (Ritual Abuse, RA; Marti, 2012; 2013), nonché raggiri, plagio e sottomissione della vittima alla volontà dell’abusante (Drug Submission) ed infine omicidi.

Il triste connubio: “uso di sostanze psicoattive e guerra”, non è di certo una novità, lo è diversamente l’utilizzo delle sostanze psicoattive in attentati terroristici, tanto è vero che ha dato origine al termine “Farmacoterrorismo”. Termine utilizzato per definire tutti quegli atti terroristici influenzati dall’uso di sostanze psicoattive, che inevitabilmente alterano, aumentano e precipitano la gravità di tali efferati attacchi (Khanra & Sen, 2016).

I dati (Global Drug Survey 2018), inoltre, confermano come anche i mercati della droga online siano in espansione in quanto emigrati dal Deep Web per rivolgersi su applicazioni social quali Telegram o Whatsapp.

In Europa è sempre più diffusa la poliassunzione (European Drug Report 2016), ovvero l’utilizzo sporadico o abituale di più sostanze stupefacenti insieme. Da uno studio di tre ricercatori dell’università di Oxford (Platform Criminalism The ‘Last-Mile’ Geography of the Darknet Market Supply Chain, Mar 2018), la compravendita di droghe online sarebbe per ora solo una piccola frazione del più grande traffico globale di droga; ma una frazione robusta e resiliente. Inoltre questi mercati sono un fenomeno peculiare e recente che non alimentano una domanda nuova, ma fanno leva su quella che c’è già, enorme.

Diffusione di gruppi pseudo-commerciali, associazioni pseudo-culturali/educative, e/o culti abusanti che utilizzano tecniche di manipolazione mentale.

Premesso che, l’ultimo rapporto del Ministero dell’Interno – Dipartimento di Pubblica Sicurezza – Direzione Generale Polizia di Prevenzione, nel monitoraggio dal titolo “Sette Religiose e nuovi movimenti magici in Italia”, risale al febbraio del 1998, e indica la presenza sul suolo nazionale di 76 nuovi movimenti religiosi per un totale di circa 78.500 affiliati e 61 nuovi movimenti magici per un totale di 4.600 affiliati; che secondo Poliziamoderna, periodico ufficiale della Polizia di Stato: «In Italia le sette sataniche, individuate, sono circa 8mila, con oltre 600mila adepti, cui si aggiungono migliaia di nuovi culti e forme di religiosità legate a figure carismatiche» (Poliziamoderna, giugno 2007); che il fenomeno di aggregazioni a struttura abusante coinvolge milioni di italiani, molti di questi sono minori, nati o cresciuti, all’interno dei gruppi di riferimento, o giovani “adescati” da adepti poco più grandi; che il contrasto di questo fenomeno è particolarmente difficile da realizzare da quando la Corte Costituzionale nel 1981 ha dichiarato l’incostituzionalità del reato di plagio che, seppure tra molti difetti, consentiva di perseguire chi utilizzava forme di manipolazione mentale psichica per raccogliere adepti nelle proprie file al fine di ottenere poi devozione nonché favori sessuali e materiali; che il riconoscimento e il contrasto di queste realtà abusanti (o settarie) è reso complicato dal vuoto normativo e che l’attuale art. 600 del Codice Penale di Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù non è sufficiente a garantire alle vittime il riconoscimento del danno subito; che il tema dei gruppi abusanti e la manipolazione mentale da essi esercitata, pone l’esigenza di una legge dello Stato in grado di garantire il diritto di autodeterminazione dei soggetti, l’esercizio dei diritti e le libertà personali fondamentali garantite dalla Nostra Costituzione.

Alla luce di tutto quanto sopra esposto

O.N.A.P. chiede alle Autorità competenti e alle Istituzioni preposte di impegnarsi a:

  • disporre un immediato monitoraggio dei fenomeni suddetti, potenziando le strutture già esistenti (istituzionali e del terzo settore) che già si occupano di tali fenomeni;
  • disporre misure legislative urgenti volte a colmare le lacune normative esistenti soprattutto in tema di manipolazione mentale e/o persuasione occulta, elemento presente in molte delle fattispecie suddette;
  • disporre delle misure legislative urgenti finalizzate ad inserire, come in altri paesi Europei, il meccanismo dell’age verification, un sistema obbligatorio di verifica dell’età online;
  • disporre misure legislative urgenti finalizzate all’eliminazione della distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti, e dichiararle tutte altamente nocive per la salute pubblica, in conformità con quanto espresso nella pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del 30 maggio 2019; inoltre, considerato l’uso di droghe anche a scopo criminoso, si rende necessario applicare pene severe non solo per chi le spaccia, ma anche a chi le detiene;
  • disporre delle misure di concertazione con i maggiori Provider internazionali al fine di definire degli strumenti tecnici che prevedano tanto un controllo preventivo, tramite, ad esempio, l’identificazione di parole chiave, rispetto ai fenomeni dell’istigazione al suicidio e all’autolesionismo o pratiche ad esso prodromiche; quanto un blocco immediato di tali contenuti se il navigatore è un minore. Oltre da una identificazione dei fautori dei siti, nonché dei comportamenti lesivi;
  • disporre delle misure amministrative urgenti volte a rimuovere dal commercio, pubblicità che utilizzano minori in atteggiamenti adultizzati e sessualizzati, oltre che determinati giochi potenzialmente pericolosi per i minori, predisponendo, in accordo con l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, un preventivo controllo e successiva approvazione (secondo la regola del silenzio assenso, termiti i tre mesi), dei materiali ludici interattivi ed educativo-didattici proposti o accessibili ai minori;

L’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici, continuerà a monitorare e sensibilizzare sia le Istituzioni che i cittadini su tutte le forme di disagio, devianza, aggressività e abuso, a tutela della Persona e a salvaguardia del suo pieno sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale.

L’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici, continuerà a promuovere una informazione/formazione volta a potenziare la competenza personale/sociale di concetti e strutture socio-antropologiche quali giustizia, diritti e doveri, idonei per una partecipazione attiva e costruttiva alla vita sociale e lavorativa, impegnandosi a realizzazione e rafforzare una Rete di sostegno e tutela per le vittime di abuso, in sinergia con le Forze dell’Ordine e l’Autorità Istituzionali, sia regionali che nazionali.

L’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici intende farsi “Strumento” utile al miglioramento della Società, a favore delle nuove generazioni.

Per questo motivo l’Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici auspica di trovare presso le Signorie Vostre la sensibilità dovuta per un’attiva collaborazione volta ad una tutela, anche legislativa, dei soggetti più deboli e indifesi: i nostri figli! A loro protezione.