Nel corso della nostra attività associativa quale Osservatorio Nazionale Abusi Psicologici (O.N.A.P.), ci siamo occupati, approfondendolo, di un elemento nel rapporto tra confessioni o culti diversi dal cattolico, dotati di Ente esponenziale con personalità giuridica (dualità questa che sottolineiamo particolarmente con la presente petizione) e fedeli//soci, che intendiamo ora sottoporre all’attenzione delle istituzioni.

Si tratta dello sbilanciamento che una informazione parziale, frammentata o nulla, offerta dall’Ente confessionale su se stesso al singolo aderente, rispetto agli elementi tecnico-giuridici che lo costituiscono nell’ordinamento statale, determina nelle molteplici fasi della vita associativa e specialmente nei confronti dei diritti costituzionali convolti quale quello di esercitare la propria libertà religiosa, la quale “deve poter far valere erga omnes” (Corte Costituzionale n.122 del 1970).

Nasce da questa consapevolezza la petizione, ai sensi dell’Art. 50 della Costituzione Italiana e dell’Art. 44 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, a favore della trasparenza nel rapporto confessione-fedele/socio, inviata con firma autenticata, così come richiesto, al Presidente della Camera dei deputati On. Laura Boldrini.

Il fine dell’iniziativa è costituito dalla volontà di porre all’attenzione delle istituzioni e della pubblica opinione una classe sociale che ha come carattere fondamentale l’assoluta indeterminatezza. Si tratta di quel segmento umano configurato all’interno di termini quali confessione.

Esiste un problema di deficit definitorio, sul piano terminologico-giuridico, riferito a “confessione religiosa” così come posizionamenti attorno alla nozione di “setta” informati ad una sorta di politically correct, per cui a setta si preferisce il termine “nuovi movimenti religiosi”.

Quando, però, questi ultimi fanno la scelta di chiedere l’attribuzione e la conseguente acquisizione di personalità giuridica di diritto privato (e la conseguente capacità negoziale), quale confessione lo si fanno attraverso un Ente esponenziale, seguendo le norme e le procedure previste dal diritto comune, allora lo Stato e la società civile, giuridicamente, riconoscono che l’oggetto da analizzare, fa parte del loro mondo: comprendono con chi o cosa si ha a che fare individuano e sottopongono ad analisi doveri e diritti delle parti.

Qui si inserisce la ratio della petizione, in questo spazio, in questa apertura che l’ordinamento determina. Confidiamo che questa iniziativa e le richieste in essa contenute ed articolate indichino un percorso alternativo ai consueti in materia, per una trasparenza ed una efficace metodica a vantaggio di ogni soggetto coinvolto, nel rispetto dei principi costituzionali che regolano la nostra coesistenza quali singoli cittadini in una sempre più complessa struttura sociale.